Uno sport individuale
Quante volte abbiamo sofferto, goduto, urlato o pianto nel vedere gli atleti di qualsiasi disciplina sportiva, rinunciare, combattere, vincere, perdere e talvolta piangere sotto il tricolore; eppure quando abbiamo visto gli atleti “soli” con loro imprese, tutto ci è sembrato ancora “più grande”. Gli sport di squadra sono sempre appassionanti, rappresentano un straordinario momento di unione e di collegialità, ma gli sport individuali affascinano ancora di più, perchè le imprese sportive dei “singoli” rappresentano il vero coraggio di affrontare la competizione. Tranne che per alcune competizioni di squadra come le “Staffette” (le cosiddette Americane), nelle gare di pattinaggio-corsa, come in molti altri sport individuali, l’atleta è spesso “solo”, gode in pieno dei suoi successi e non può attribuire ad altri le sue sconfitte. La scelta di uno sport individuale deve essere solo di chi lo vuole praticare, nessun genitore o terze persone dovrebbero mai imporre la loro volontà in una scelta così delicata. Il voler competere in squadra o individualmente rispecchia il modo con il quale il soggetto, ancor prima dell’atleta, intende affrontare la vita.
Frequentemente i genitori tendono ad inserire i propri figli in collettivi sportivi per stimolare la loro socializzazione, ma a volte ottengono il risultato contrario. Non sono infrequenti imprevedibili momenti di isolamento dei loro ragazzi, dovuti sia al rifiuto di condividere con gli “altri” i successi personali, sia alla loro emarginazione da parte degli altri componenti della squadra, quando le loro performances non sono all’altezza del collettivo. Viceversa gli sport individuali, pur all’interno di squadre (intese come società sportive), preservano il giovane atleta dai suddetti sgradevoli fenomeni. Anche il pattinaggio, praticato all’interno di collettivi ben organizzati, sa preservare sia l’individualità dell’atleta, sia il suo legittimo bisogno di “condivisione” con altri atleti della sua stessa squadra.